Un pezzetto d'oriente in Lomellina

“A Isabella, con l’augurio di un cammino condiviso”. Uno tra migliori auguri che mi sono stati fatti negli ultimi decenni. Ovviamente, il “cammino condiviso” è inteso “io e un quattro zampe”. La dedica su un buon libro, che racconta cose inedite e particolari dal punto di vista arcaico e naturalistico.


Ogni volta mi faccio catturare da parole scritte da chi, molto più di me, si interessa della parte scientifica dell’aspetto animale. Sono profondamente affascinata da tutto ciò che potrebbe farmi entrare nel mondo meraviglioso e primordiale dell’essere animale, al quale, ovviamente appartengo anch’io. Capire un po’ più di loro e, di conseguenza, di me stessa.

E’ là, all’angolo del fienile. Lo guardo da dietro le tende e intravedo il suo pensare. Mi gira le spalle, immobile, ma, al passaggio di uno stormo di anatre, ho avvertito un cenno di scodinzolio. Si siede sempre là, in fondo. E’ un punto strategico per tenere sotto controllo tutto il circondario.
Lui è un “naturalista”. I conigli selvatici lo temono. E hanno ragione. Le lucertole senza coda sono tipiche del nostro campo. Si diverte ogni giorno, intrattenendosi con la natura. E’ assolutamente parte di essa. E’ la natura stessa.

Questa mattina presto, decido che la mia dieta deve per forza avvalersi di uno sforzo fisico oltre che di quello della rinuncia. Decido così per una corsetta (chiamarla corsetta è tanta roba) tra le stradine dei campi che circondano casa. Uno, due, tre, partenza, via!
Non percorro più di duecento metri e già le gambette lamentano qualche scricchiolio. Fortunatamente c’è lui che tira ‘sto guinzaglio e mi trascina modello bandiera svolazzante.
Tutte le volte che passiamo di qui, il nanerottolo ispido e a chiazze, urla fino allo sfinimento. Lui lo guarda, e passa.

Ci fermiamo cinque minuti? Dai, fermiamoci cinque minuti! Macché. Si è detto che bisogna andare e con lui non c’è verso, bisogna andare! Per fortuna, si dice, che i Chow Chow son pigri, sonnecchiosi e fiacchi! Oh! Sai quanto hanno ragione?!

Nel canale ci sono un paio di anatre. Bell’incontro! Sono coloratissime. Quasi regali. Cangianti. Indisturbate, nonostante la nostra presenza. Mi hanno sempre affascinato, anche in volo. Le trovo bellissime. Lui ha tutt’altro interesse nei loro confronti! Perciò, viriamo di bordo.

La ragazza bionda che ci viene incontro ha sempre il cellulare tra le mani. Il suo cagnolino, uno spizzettino aguzzo, nerissimo abbaia a tutto ciò che si muove. Tira come un forsennato la ragazza che tiene il guinzaglio infilato sul braccio. Ho l’impressione che il piccoletto sia una torre di Pisa. Pende tutto in laterale e raspa con le unghie il terreno manco dovesse partire in quinta. Fino a cinque secondi fa lo faceva anche lui con me. Ma, incredibilmente, quando vede l’antagonista, il suo passo si fa impercettibile. Cammina sulla punta dei polpastrelli. Collo altissimo e un pochino di cresta di pelo alzata sulle spalle.
Io e la ragazza, un accenno con il capo. Loro due, altrettanto. L’altro gli abbaia dietro per altri dieci minuti dacché scompariamo dalla sua vista. Lui, muto.

Il labrador, cammina con grande stile. Non sono abituata a vederli così grintosi. Spesso sono dinoccolati, grassocci. Lui no. Questo è tutto tirato, ben messo e stiloso. E incede con passo principesco. In bocca, schiacciato come una piadina, un pallone da calcio infangato. Ecco! La sua preda, il perché se la tira così!
A lui non interessa per niente, quel suo trofeo. E guarda, e passa.

Continuiamo il nostro percorso. Ho sempre il naso in su quando arriviamo qui. Gli occhi cercano il falco. Quanto mi piace! Lui, con il tartufo a terra per conoscere chi è passato. Quanto gli piace!
Tento di scoprire tutte le nostre diversità, per poterlo amare di più. L’istinto sobrio e autentico che non è altro che un ragionamento infinitamente veloce. L’affetto che provo per lui è il bisogno della mia primordialità. Apprezzo molto la sua autenticità, la sua vita vissuta in purezza. E il suo dispensare energia. Vorrei uniformare le nostre esigenze per poter essere più vicini.

Un paio di curve prima di arrivare al paese dell’arte. Solo un po’ di sibilo di aria, solo un po’ dello scroscio dell’acqua che scorre nel canale. Tutt’attorno, campi, a perdita d’occhio. E’ bello vivere in campagna. E’ bello vivere in un posto dove la gente che non si conosce si saluta. E’ un borgo incantato in mezzo a campi e risaie. Tanto a dirsi che, ogni anno, si tiene un evento detto “la festa della magia”.

E’ Aprile. La semina è iniziata. In mezzo al campo, un trattore che rumoreggia nell’assoluto silenzio. I campi come biliardi. I macchinari fattivi, collaborativi. Sono stati in rimessa per tutto l’inverno e ora sfogano le loro potenzialità al massimo. Bello vederli lavorare così alacremente.
Mi guardo indietro. Là, in fondo, c’è la nostra casa. Un casalino circondato da minuscoli laghi, le risaie, che fanno da specchio a un cielo sereno. Il verde delle grandi file di bambù. La strada sterrata, e il cancello d’entrata. Un piccolo pezzo d’oriente. Riso, bambù e Chow Chow.

Dai, torniamo a casa.

Dedicato a tutti i nostri Chow che condividono con noi un pezzetto infinito di campagna. Il cancello si apre sul paese della meraviglia.