Veder scritto Chow Chow nella pagina degli annunci del quotidiano locale è veramente insolito. Riguardo e quasi mi vien da strabuzzare gli occhi. Sì, c’è proprio scritto Chow Chow, e non solo, ma… cuccioli Chow Chow. E’ la prima volta che leggo il nome Chow Chow se non annoverato nel dizionario o in un libro che elenca le razze canine. Infilo l’indice nel disco del telefono e dall’altro capo mi risponde una voce femminile. Faccio la sfacciata e chiedo se non è possibile andar a vedere la cucciolata… senza pretesa di acquisto.

Ho tre bimbi, abituati a vivere con un Chow, ma nessuno di loro se lo ricorda bene da piccolo. Mi piacerebbe tanto si incontrassero.
Lei, gentile, mi dice che possiamo andar a casa sua quando vogliamo. Neppure lei conosce molte persone che vivono con il Chow e, incontrare qualcuno che predilige questa razza, le farà piacere.

E così, percorsi pochi chilometri, arriviamo nel capoluogo sul lago, a poche centinaia di metri dal confine svizzero. La signora ci attende al cancello e, più in là, i frugoletti si rincorrono nel giardino. I miei piccoli vorrebbero lanciare gridolini di gioia, ma sanno che “non si fa!”. Tenendosi a manina (giusto per essere certa di tenerli sotto controllo), varchiamo l’entrata. Io ho gli occhi a cuoricino, e non solo io…

Grazie, gentile signora, per averci concesso ‘sto spettacolo! Ce ne andiamo, senza dispiacere di non aver potuto portarne uno con noi perché felici di aver potuto godere delle espressioni estasiate dei miei bimbi, di qualche minuto di scorribande insieme, di codine svolazzanti, di abbaiate gioiose. Tutti scatenati, meno una. Lei se ne stava sotto la panchina e notava ogni singolo gesto. Non era timidezza. Era parte integrante del temperamento del Chow Chow: il mitico riserbo.

Sono passati due mesi da quel giorno. Bevo un caffè e sbircio il quotidiano. Ed ecco lì un: cucciola Chow Chow di tre mesi… Mi verrebbe voglia di non chiedere a nessuno e prendere il ricevitore e riformulare quel numero. Ma, per rispetto, chiedo a mio marito…”Che dici? sei d’accordo se chiamo?”. Un sorriso esplicativo di chi non ha bisogno di formular parola.

“Buongiorno, si ricorda di noi? Siamo quella coppia con tre figli che è venuta a trovarvi tempo fa… leggo che ha ancora una cucciola disponibile… possiamo venirvi a trovare?”.

Ecco, siamo in auto, in anticipo di due ore rispetto all’appuntamento. Sostiamo a lungo prima di suonare il campanello. Io serbo la speranza che sia “lei”, l’amante del sotto-panchina. Lo è! Il cuore ha delle pulsazioni strane. Non mi trattengo e, intanto che la tengo tra le braccia, ho un sentore di svenimento improvviso. In realtà non sta succedendo nulla. Sono in piedi, sto parlando e deambulo in modo normale. A me invece pare di essere sdraiata (poiché svenuta), di essere rimasta senza parole e di camminare sì, ma su una nuvola.

Ciao, Cindy. Ho vissuto con te solo dieci anni anni e mezzo. Te ne sei andata nel 1995, il 18 Dicembre. Tra qualche mese saranno passati 21 anni da allora. Ho vissuto molti più anni senza te, che non con te. Ma ti rivedo ogni volta che voglio. Mi basta chiudere gli occhi e spunti da dietro l’angolo e corri davanti a me sculettante, ti giri, mi guardi e riprendi a correre. Fermati e lasciati prendere ancora una volta, per una ultima carezza. Ciao, bella!

… quante cose vorrei scrivere di lei…ma quante cose non si riescono a scrivere quando gli occhi, dopo tanti anni, sono ancora colmi di lacrime. Una unica cosa: ti ho amato tanto.

Cindy, femmina rossa, nata nel 1985. Madre della prima cucciolata nata al Ceppo Rosso. Un carattere forte, un grande temperamento, un boss rigoroso ma gentile, caparbio ma affettuoso. Una “signora” Chow!